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Washi: carta dalla Brussonetia Papyrifera

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Una buona Washi (Wa - giapponese , Shi - carta) nasce dalla cimatura dei migliori rami della Broussonetia papyrifera kazinoki, meglio conosciuta come Kozo o gelso della carta. La pianta non richiede molte cure, è di facile coltivazione e può essere mondata ogni anno nel periodo a cavallo tra l'autunno e l'inverno.
La detersione delle fibre avviene in acque torrenziali o piovane e raffinate nella liscivia delle ceneri di grano saraceno senza l'ausilio di sostanze inquinanti.
I fogli prodotti da questa pasta cellulosica, sono 'pescati' singolarmente a mano nel tino d'acqua e stesi all'ombra ad asciugare. La gelatina di
Tororoaoi (estratto delle radici dell'ibisco del tramonto) migliora infine l'organizzazione delle fibre conferendo robustezza e basso coefficente di permeabilità.

Questa antica tecnica, impareggiabile dall'industria, offre un supporto cartaceo immutabile nel tempo che conserva la lunghezza, la robustezza e un raro naturale candore delle fibre, inoltre ha uno stupefacente piacere al tatto.

L'ottima stampabilità e il grado di assorbenza offrono grandi opportunità espressive a professinisti del disegno/acquerello, esperti calligrafi, incisori, stampatori, tipografi professionisti (ecc.).

foto YuanEmperorAlbumKhubilaiPortrait
image by di Yaan (www.wikipedia.org)

Le origini della Washi, risalgono a tempi antichi, fino al debutto della carta nella storia.

La carta fece la sua prima comparsa nella storia in Cina nel 105. Riferiscono le cronache di Han che l’eunuco e gran dignitario di corte Ts’ai Lun, durante una delle solite passeggiate sul profilo di un ruscello, scorse alcune fibre di canapa, provenute dallo sfregamento di alcuni indumenti in acqua delle lavandaie su a monte, organizzarsi in una debole ansa in un bianco feltro a filo d’acqua. Lo raccolse prontamente e lo ripose ad asciugare al sole. Fu colto da grande impressione quando osservò come si fossero organizzate saldamente quelle fibre e intuì le possibilità di impiego di quella scoperta. Realizzò a questo punto e con sistemi molto rudimentali, i primi fogli di carta e li sottopose all’imperatore Ho-ti che fu oltremodo entusiasta. La tecnica fu poi perfezionata da Tso Tsui-yi, un giovane contemporaneo di Ts'ai Lun, e servì nei secoli seguenti, alla produzione di oggetti dagli usi più disparati.

Nonostante la riluttanza a diffondere il segreto, nel VII secolo la produzione della carta si diffuse in Corea e il monaco buddista Dam Jing da Goguryeo la esportò in Giappone.
I giapponesi apportarono notevoli miglioramenti alle primitive tecniche coreane e impiegarono nuovi materiali quali ad esempio le rafie del gelso cinese (Brussonetia Papyrifera Kazinoki). Nacque così quella che si stima sia una delle migliori carte mai prodotte. Dagli opifici imperiali di Kyoto, sin dal IX secolo, la produzione della Washi acquisì fama in tutto l'Oriente e sopravvisse fino al nostro tempo con grande stima degli intenditori.

Una delle prime descrizioni in lingua italiana sull'abilità dei cartai cinesi è di Marco Polo. In un passo del Milione, fra le tante meravigliose novità che lo avevano colpito durante la sua lunga permanenza in Cina, cita le banconote cartacee emesse e fatte circolare in tutto il regno per volontà dell’imperatore Kubilaykhan. Questi "
fa prendere scorza d'un albore ch'ha nome yeiso - e l'albore le cui foglie mangiano li vermi che fanno la seta - e cogliono la buccia sottile che è tra la buccia grossa e legno dentro, e di quella buccia fa fare carta come di bambagia".

La tradizione artigianale della Washi oggi sopravvive in esclusivissime botteghe d'arte

Il patrimonio culturale legato alle attività artigianali della Washi, sopravvive nell'impegno, tutt'altro che facile, di rare botteghe nel mondo. Come per Andrea De Simeis, coordinatore dei laboratori Cubia, divulgare questi saperi, non è unicamente legato alla sopravvivenza e al gusto dell'antico, ma alla profonda esigenza di esprimere valori tradizionali applicabili anche a contesti artistici/industriali contemporanei:
qualità dell'opera e rispetto per l'ambiente.

I laboratori di Cubia ripercorrono fedelmente l'antica manifattura Orientale, certificata su ogni singolo manufatto. Restituire questo raro patrimonio al lavoro del cartaio significa ambire alla produzione delle migliori carte esistenti al mondo.

Caratteristiche della Washi dei laboratori Cubia

carte vergate/filigranate a mano di finissima pura cellulosa di Brussonetia con riserva alcalina;
colore: bianco avorio naturale,senza coloranti/aniline o altre sostanze di carica;
superficie: tessile al tatto;
spera: fioccosa, nuovolosa;
incarto: suono medio sordo;


Carta

Galleria Associazione Cubiarte, Andrea De Simeis | cubiarte@gmail.com

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